AL DI QUA DEL COVID | GOOD IN ITALY WEBTV
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AL DI QUA DEL CORONAVIRUS
LA COMPASSIONE, L’ARTE DELLA TELEPATIA DELLE EMOZIONI
testo tratto da ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’ di Milan Kundera scelto da
di Maria Cristina Boido insegnante
Tutte le lingue che derivano dal latino formano la parola compassione col prefisso “com-” e la radice passio che significa originariamente “sofferenza”. .
Nelle lingue derivate dal latino, la parola compassione significa: non possiamo guardare con indifferenza le sofferenze altrui; oppure: partecipiamo al dolore di chi soffre. Un’altra parola dal significato quasi identico, pietà suggerisce persino una sorta di indulgenza verso colui che soffre. Aver pietà di una persona significa che siamo superiori a quella persona, che ci chiniamo, ci abbassiamo al suo livello.
E’ per questo che la parola compassione generalmente ispira diffidenza; designa un sentimento ritenuto mediocre, di second’ordine, che non ha molto a che vedere con l’amore. Amare qualcuno per compassione significa non amarlo veramente.
Nelle lingue che formano la parola compassione non dalla radice “sofferenza” (passio) bensì dal sostantivo “sentimento”, la parola viene usata con un significato quasi identico, ma non si può dire che indichi un sentimento cattivo o mediocre. La forza nascosta della sua etimologia bagna la parola di una luce diversa e le dà un senso più ampio: avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia angoscia, felicità, dolore. Questa compassione designa quindi la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia delle emozioni. Nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo. . "