AL DI QUA DEL COVID | GOOD IN ITALY WEBTV
AL DI QUA DEL COVID
AL DI QUA DEL CORONAVIRUS
PENSO
di Irene Bozzi Psicoterapeuta
Viaggiando in casa ho scoperto tante, tante cose che non conoscevo, che non ricordavo o che non sapevo esistessero. Foto, scritti, libri, abiti, oggetti che mi hanno fatto riaffiorare ricordi a volte teneri e dolci, a volte divertenti ,a volte anche dolorosi, ma sempre riapparsi vivi e veri come se il tempo non fosse mai passato. Metto ordine nei cassetti della mente, riorganizzo il mio presente con regole di vita nuove cercando di darmi compiti e tempi, scoprendo luoghi a volte immaginari che mi portano a creare spazi immensi , a sentire profumi e rumori come quello del mare che tanto mi manca. I sogni aiutano e si confondono con la realtà. E’ vero che manca la socialità, pesa a tutti, non solo ai più giovani, “affamati” di amicizie e di incontri, io gli amici li vedo, ci parliamo, grazie al cellulare, alle videochiamate, grazie ai social, certo non ci possiamo abbracciare chissà quando potremmo baciarci… abbiamo riscoperto la scrittura e gli incontri virtuali e quanta ironia, immagini e filmati che ci fanno sorridere e servono a smitizzare la paura. Ridere fa bene ci aiuta e allontana le ansie. Il coronavirus fa paura, è inutile nasconderlo, ha un impatto non indifferente sulla nostra psiche e ci fa vivere in una situazione surreale e pericolosa.
Penso. Siamo agli arresti domiciliari da tanto, le nostre rassicuranti abitudini quotidiane sono state interrotte scandite dalle uscite, dai rientri a casa, dall’andare al lavoro e dal vedere gli amici, un bel film, un teatro o una cena fuori. Ciò indubbiamente non farlo più crea uno stato di disorientamento, ma è stato sostituito con altre nuove cose forse mai fatte. La coda al supermercato è diventato per alcuni un momento di svago anche solo per comprare un pacco di pasta, così come la ginnastica in casa, il flash mob dai balconi e dalle finestre o l’accudire il nostro piccolo amico peloso portandolo fuori più volte al giorno. Libri lasciati interrotti e ripresi o siamo diventati tutti cuochi? Com’è il vivere continuo tra le quattro mura per 24 ore al giorno completamente soli o con il partner e la famiglia? Ci si sopporta, ci si ama o ci si odia? Convivenze difficili e conflittuali o situazioni di violenza famigliare. Genitori e figli che si ritrovano a guardarsi negli occhi e a parlare o che litigano? I giorni in famiglia possono essere complicati e difficili anche nei casi di convivenze più armoniose: ognuno può rispondere diversamente ad una situazione traumatica e con diverse fasi: panico, euforia, depressione. E’ opportuno essere comprensivi, pazienti e smorzare piuttosto che esasperare le reazioni peggiori dell’altro. L’isolamento fa paura tanto quanto il virus, ma la paura è un sentimento naturale, umano e comprensibile.
Penso ai genitori che temono per i propri figli, ai figli che temono per i genitori, ai malati, ai più deboli. Ci si sente impotenti dinanzi ad un “ mostro” sconosciuto che pone di fronte la vita alla morte. Penso al dolore per le perdite degli amici che sono volati via, all’impossibilità nel salutarli e nel donare loro un fiore, ma solo un pianto lontano.
Penso ai disabili, penso agli anziani, a tutti coloro che hanno visto una guerra e una ricostruzione e hanno rifatto l’Italia, penso a chi ha perso la vita nelle RSA e chi nelle rianimazioni di un ospedale… penso a chi economicamente non ce la fa più. Penso a chi è solo.
Tutto ciò fa una gran paura. Non vergognarsi se si ha bisogno di chiedere aiuto ad uno psicologo per qualche consiglio (basta cercare il sito dell’ordine), in questo momento eccezionale l’ansia è una reazione nella norma, non allarmiamoci.
La paura però è utile ci attiva e ci mette in allerta, ma va gestita con lucidità. Non riusciamo a reggere situazioni di tensione continua ,ma è importante seguire le indicazioni sanitarie così come imparare a gestire la televisione, l’informazione e i social, che non devono diventare ventiquattro ore su ventiquattro il nostro unico pensiero come fossero bollettini di guerra. L’ansia si può gestire controbilanciando lo stress negativo con quello positivo.
E’ opportuno riuscire a costruire una routine simile a quella che si aveva: non restare in pigiama, ma vestirsi, curare la casa e la persona, non passare le giornate a seguire le notizie sul coronavirus, fare attività fisica che psicologicamente aiuta e ha una potente funzione antidepressiva, non mangiare la prima cosa che si trova in frigo, ma rispettare orari e pasti regolari. Utilizzante video chat con gli amici, potrebbe anche essere un buon momento per recuperare rapporti lontani e approfondire le relazioni, organizzando casomai degli apericena virtuali o un caffè con i colleghi o quando possibile il proprio lavoro o coltivando vecchi e nuovi hobby. Ricordate che non siete soli e questa condizione finirà.
E’ importante cercare di mantenere il controllo, di infondere senso di sicurezza in noi stessi negli altri e , soprattutto nei più piccoli, che dovranno evitare i media allarmistici, vanno protetti e nel possibile va mantenuto un senso di normalità nello scandire la giornata ed i compiti di ognuno. Certo che non è facile senza il tempo della scuola, perciò è utile dare degli orari in cui i bimbi possano usare il computer, vedere la televisione, condividere il tempo insieme, anche in attività pratiche come sistemare casa o fare insieme una buona torta. E’ importante per loro mantenere una routine, che in questo periodo può diventare più elastica, ma non bisogna comportarsi come se fosse una vacanza: alcune cose devono rimanere costanti perché troppi cambiamenti spaventano. Ci aiutano le piattaforme, le video chat, non solo delle scuole ma anche dei centri sportivi che si sono reinventati a distanza per mantenerci in forma.
Penso a mia figlia e alle piccole Nina e Cloe che sono a Milano, lei è brava ha spiegato loro in modo semplice ciò che succede e stiamo vivendo , i bambini capiscono, riescono forse meglio degli adulti a rielaborare, a gestire gli eventi e il proprio tempo, sono curiosi e vedono il futuro positivamente. I bambini si fidano di noi e si affidano a noi. Un genitore spaventato, ansioso creerà figli agitati e impauriti. Viceversa un genitore calmo, attento e rassicurante creerà bambini tranquilli. La loro giornata è scandita seguono compiti, regole e tempi, ma soprattutto mantengono vive, perché fondamentali, le relazioni sociali e affettive attraverso spensierate e allegre video chiamate. Le bimbe poi si tuffano nel gioco che non solo serve per apprendere, ma per creare e loro volano in un mondo meraviglioso dove la realtà si confonde con la fantasia e crea favole che finiscono bene con “e vissero felici e contenti”. Da loro dovremmo apprendere facendo uscire ogni tanto quel fanciullino che è in noi e ci aiuta proprio nei momenti più difficili, con un po’ di leggerezza ed un sorriso.
Penso poi non ultimi, ma primi ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari che senza sosta si impegnano e cercano di fronteggiare da eroi non senza difficoltà questa emergenza, alla protezione civile, ai militari, ai volontari e a tutti quelli che stanno lavorando per aiutarci.
Non è solo un impatto psicologico per il coronavirus ma anche un impatto di grandissimo impegno sociale ed è proprio il sociale che ne esce più forte ed arricchito e che rigenera con la fiducia la speranza e l’ottimismo . Vogliamo credere in tutti quelli che ci aiutano, nella ricerca e in tutti noi che con regole e comportamenti consapevoli cerchiamo di aiutare e difendere noi stessi e gli altri. Riusciremo ad uscirne e a rinascere, cela faremo e si spera che ben presto potremmo lasciarci alle spalle questo “mostro” e ricordarlo solo come un brutto sogno.