ARTE E FILOSOFIA: SEI ARTISTI NEL SEGNO DI KANT di Loredana Gelli
2025
Grande successo per l'apertura di NOUMENO, il segno oltre l'esperienza, la collettiva inaugurata nella Sala Orsini di Palazzo Chigi a Formello lo scorso 3 maggio alla presenza dell'Assessore alla Cultura del Comune di Formello Roberta Bellotti e molti ospiti. La mostra, curata da Vinicio Prizia, Direttore del Centro per l'Incisione e la Grafica d'Arte di Formello, resterà aperta al pubblico fino a domenica 18 maggio. Grande emozione per il ricordo del maestro Ennio Calabria, scomparso il primo marzo dello scorso anno, le cui opere sono state ammirate dai visitatori assieme a quelle di Carlo Frisardi, Danilo Maestosi, Nino Pollini, Stefano Piali, Vinicio Prizia che con Calabria hanno condiviso amicizia e ricerca artistica come quella che, partendo dal pensiero di Kant, ha ispirato questa mostra.
Nel catalogo, curato dallo stesso Prizia, il saggio critico di Claudio Crescentini spiega il nesso con la filosofia di Kant, in qualche modo padre del pensiero contemporaneo. Kant si pone volutamente nel mezzo di due correnti, quella razionalista e quella empirica, creando una situazione di equilibrio fra ragione ed esperienza o meglio, come lo stesso filosofo le definisce, fra Fenomeno e Noumeno. Il primo si concentra sull’oggetto della conoscenza, ciò che appare, mentre il Noumeno è l’essenza stessa delle cose, la cosa così com’è. Kant quindi stabilisce una distinzione tra mondo sensibile, empirista e un mondo intelligibile, razionalista.
Partendo da queste riflessioni gli artisti, tramite una trasgressione culturale e di pensiero, descrivono il Noumeno, l’essenza propria delle cose, come un elemento di bilanciamento fra pensare e agire e lo sviluppano in una pluralità di linguaggi e teorie estetiche che la peculiarità del loro registro artistico sa ben rappresentare.
E non è un caso che gli autori delle opere esposte abbiano ruotato, per via di pensiero e/o per via amicale, attorno all’arte e alle stesse idee di un artista come Ennio Calabria che sin dagli anni giovanili si interroga proprio su questi temi e di come influenzassero il gesto e il segno dell’arte o meglio “del fare arte” per usare una sua espressione.Danno il senso della sua grandezza le opere in mostra con quel tratto distintivo che si è evoluto nei decenni, dagli anni Novanta fino al XXI secolo. In particolare i suoi preziosi pastelli: partendo da Senza titolo del 1995 che rimanda all’urgenza della seria Ambiguità dell’intravisto degli anni Novanta, fino alla sua riflessione du Natura e Uomo in Studio per “La luce della sera” e Studio per “Io sono la risposta”, ambedue del 2022, opere in un certo senso preparatorie del suo ultimo periodo artistico.
Ma ecco una narrazione post impressionista che non rinuncia al figurale che ritroviamo nelle opere di Carlo Frisardi, un artista che da qualche anno esprime la propria soggettività attraverso la creazione di corpi amalgamati a uno spazio luminoso ed empirico. Corpi “fatti di luce” come in Entropia (2018) e Mare Nostrum (2020) e, ancora le opere di Danilo Maestosi, la cui categoria stilistica viene definita: un “diverso” linguaggio interpretativo non- figurale. E' uno degli artisti “in qualche modo” in maggiore sintonia, per pensiero e azione, con Ennio Calabria che, di Maestosi ha scritto: «(…) è dotato di una complessa forma di soggettività – e sulla sua pittura – (…) si fa avanguardia intuitiva, nuova, proprio per la sua vitale necessità di identificare l’inedito significante di sé stessa». In questa rilevata complessità, infatti, Maestosi costruisce un proprio universo segnico e cromatico, dalla tessitura accurata di Città che brucia (2019), Città che crolla (2019) alla recente La Città e i naufragi (2025). Nella contaminazione fra pensiero e azione, segno e realtà, un caso interessante è quello dell’opera multi-linguistica e iper-moderna di Nino Pollini, un artista la cui drastica connessione col pluralismo dei linguaggi contemporanei supera il concetto stesso di mutamento e contaminazione. Proprio come nelle opere presentate in questa mostra: Smarrimento (2011), l’enigmatica Adamo selfie mentre il suo presente vola (2016), in cui l’artista sperimenta pigmenti e oli senza rinunciare al ragionamento e all’interconnessione, in un certo qual modo contestataria, col presente. L’arte di Pollini quindi, nell’ambito del rapporto ermeneutico con il Noumeno è da (ri)leggere proprio nella sua libertà illimitata di scelta dei repertori stilistici del passato da utilizzare nel più vasto campo di azione artistica e intellettuale del nostro un po’ stitico contemporaneo come emerge da quello che viene definito un manifesto programmatico del suo ultimo periodo creativo: Homo Humus (2023). Con Stefano Piali, scultore e pittore, scopriamo una metodologia creativa completamente immersa nei valori della storia dell’arte pre-moderna, in estraneità con quella post-moderna. Le influenze specifiche di Michelangelo, Caravaggio, Tiepolo emergono nelle opere di Piali con funzionalità strutturale e con un chiaro gusto post-citazionistico, sintomo di un’immersione totale in un passato mitico, per l’artista, dell’arte, vissuto con suggestione, da vero “artifex”, artigiano dell’arte. Stessa abilità tecnica e iconografia storica ritroviamo, con tutte le dovute differenze e da un altro punto di vista semantico, nell’arte di Vinicio Prizia, curatore di questa interessante mostra. La sua fonte ideologica, che viene definita “della forma deviata” crea qualcosa, a prima vista, leggibile a tutti seppur nella tensione destrutturata dei corpi stessi, come nel caso di Concetto anatomico (1985) o nel più recente Giano africano – Giano veientano (2024-25) che conferma una coerenza e unitarietà visiva dell’artista. In questo senso Prizia sembra voler elaborare, con il suo personale Bestiarium che guarda al postumanesimo, uno specifico fondamento etico, sociale e antropologico riferibile anche all’umano. La sua opera va letta, senza ombra di dubbio, al di là dello stesso concetto di mostruoso, di orribile per una suggestiva analisi antropica che fonde corpo umano/animale ed elementi ibridi mediante una tecnica disegnativa estremamente raffinata e precisa che, in ultima battuta, finisce per impegnare Prizia in una costante critica serrata, quasi demolitoria, dell’utopia del presente, in vista di un futuro di sicuro meno radioso di quello che pensiamo, speriamo, come si legge del resto nel testo critico di Crescentini.
NOTIZIE UTILI
Evento: Noumeno. Il segno oltre l’esperienza
Mostra di arte contemporanea
Opere degli artisti:
Ennio Calabria, Carlo Frisardi, Danilo Maestosi, Nino Pollini, Stefano Piali, Vinicio Prizia
Curatore mostra e catalogo: Vinicio Prizia
Saggio critico in catalogo: Claudio Crescentini
Quando: fino a domenica 18 maggio 2025
Giorno di chiusura: mercoledì
Dove: Sala Orsini di Palazzo Chigi di Formello – Piazza San Lorenzo, 1 – Formello (RM)
Orario: 10:30 -13:00; 15:30 – 18:00