CHIUDE MILANO FASHION WEEK. ARMANI, DOLCEGABBANA, VERSACE, GUCCI, MAX MARA di Stefania Giacomini
2025
56 sfilate fisiche e 6 digitali, 65 presentazioni, 4 presentazioni su appuntamento e 23 eventi. Un totale di 153 appuntamenti di cui fanno parte i debutti delle direzioni creative di Lorenzo Serafini per Alberta Ferretti.
Standing ovation per Giorgio Armani che ancora con potenza ci parla di stile. Sicure procedono le modelle per dire che c’è spazio per l’eleganza eccome.
Femminilità, morbide linee, pantaloni arricciati alla caviglia o infilati dentro gli stivaletti. Gonne lunghe e stampe evocano l’oriente. Tornano le cinture alte che segnano la vita, preziosi cappelli e particolari allacciature alle giacche ricordano con morbidezza lo stile militare. I colori sono sfumati anche per la gran sera che brilla sempre con tanta classe.
E per Emporio Armani si gioca con le carte stampate su giacche o spuntano dalla cintura, cravatte o fiocchi annodati su camicie, gli orli degli abiti sono corti o a meta polpaccio. Cappotti e tailleur avvolgenti. Qui gli immancabili baschi come copricapo.
Passerelle per tutti i gusti. Dolce Gabbana rende più democratica la sfilata : modelle escono in strada, ad accomapagnarle la dj Victoria ex de i Maneskin.
Tanto nude look con tantissimi ricami per brillare nei locali disco, mini abiti sottoveste sotto giacconi foderati di pelliccia e cappelloni a punta. Collezione che guarda a giovani e giovanissime e le mannequin ballano all’aperto per salutare i due stilisti .
Show con glamour come sempre da Versace grazie ad un scenografico défilé allestito all’interno di un vasto deposito di tram.
Va in scena una rivisitazione in chiave contemporanea dei codici estetici più riconoscibili della casa di moda. I primi look sono un ritorno alla fine degli anni Novanta con i piumini imbottiti dal pattern barocco portati come mini gonne, abiti couture e capispalla avvolgenti. I vestiti dal bustier rigido e dalla gonna altrettanto strutturata, invece, rendono omaggio ai costumi per il balletto disegnati da Gianni Versace.
Lo stile italiano attraverso un guardaroba che unisce minimalismo e massimalismo si è visto da Gucci che ha ripercorso i decenni della moda, dimostrando l’atemporalità del brand.
Si è partiti dagli anni ’60 con silhouette bon ton e micro-abiti in tessuti pesanti, abbinati a foulard.
La femminilità è stata esaltata da pellicce, top lingerie e gonne a matita in lana bouclé, dai colori vivaci verde, grigio viola. Momenti di massimalismo, con tute e completi ricchi di strass e applicazioni luminose, originali le staffe che diventano ormamento per collane.
La collezione ha celebrato due simboli del brand: il Morsetto, festeggia i 70 anni della borsa Horsebit 1955 e l’Interlocking G, che compie 50 anni.
Max Mara, il brand emiliano, ha tradotto il capolavoro di Emily Brontë, 'Cime tempestose', in una collezione moderna, cappotti avvolgenti e lunghi sino ai piedi; i tessuti di altissima qualità sono protagonisti accanto a silhouette austere quanto chic e sempre attuali. La sfilata racconta una femminilità sofisticata dai colori caldi dell’autunno.
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