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NAXOS, NEL SEGNO DEL SOLE di Loredana Gelli
Date: 03/09/2019
CULTURA | TURISMO
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NAXOS, NEL SEGNO DEL SOLE di Loredana Gelli

Nell’isola più grande delle Cicladi il sole, il mare e il vento sembrano fare a gara per raggiungere il primato del più forte. Ma è lui, il sole, il Dio Apollo nella mitologia greca, a suggellare ogni sera lo stretto legame con l’uomo, nel rito collettivo del tramonto. E’ lui che, scomparendo esattamente al centro della cornice di pietra della Portara ci fa riflettere sulla magia della vita, sullo stretto legale con la natura e la storia.
Le belle spiagge dell’isola appaiono come lidi perfetti ad accogliere gli elementi della natura, protetti dai massicci montuosi che dominano l’isola e trasmettono semplicità e sicurezza, proprio come la gente che vi abita.
L’impatto con Chora, la capitale, è forte con le sue mura e strade ricoperte di antichi marmi che portano al mare e al Kastro, il castello ma l’isola e le sue tipicità invitano a una più ampia esplorazione.
A Naxos nacquero molti dei letterati più illustri della Grecia e la città fu fiorente di arte e cultura sin dai primordi. La principale attività era legata alla lavorazione del marmo, abbondante nell’isola. Lo dimostrano molti ritrovamenti di statue ciclopiche, alcune incompiute, proprio vicino alle originali cave.  
Una di queste è l’imponente statua maschile arcaica (Kurus) risalente a circa 2500 anni fa lunga dieci metri, rinvenuta in un’antica miniera di Apollonas, sotto la montagna di Kalogeros.
Elementi che ci comunicano la precoce e perfetta architettura insulare e i culti che vi si praticavano sono anche quelli che troviamo nel Tempio di Demetra, sorella di Zeus a Chyroula. Demetra era la dea del grano e dell’agricoltura e il tempio, infatti, sorge proprio in mezzo ai campi coltivati nell’entroterra di Naxos. Costruito interamente in marmo, l’edificio è stato parzialmente ricostruito con marmi moderni, un po’ abbandonato, ma rappresenta l’unico esempio ben conservato di un “telestirio” cioè un tempio arcaico dedicato a cerimonie sacramentali.
Nei pressi del sito è facile trovare, all’ombra degli alberi, le anefantoudes, le tessitrici, memoria vivente di antiche arti che mostrano timide le loro creazioni.
Il periodo bizantino è testimoniato da circa cinquecento chiese e monasteri di tutti gli stili e tipi nei quali sono conservati raffigurazioni di santi, icone, bassorilievi ed epigrafi. Alcuni degli affreschi più importanti sono quelli custoditi nella chiesa Aghios Gheorghios Diasoritis o Panagia Drosiani (Madonna del Riposo) risalenti al IX-XI sec. La chiesa si trova vicino al villaggio di Moni immersa nella campagna e ulivi secolari. E’ considerata una delle chiese paleocristiane più antiche d’Europa
Anche il villaggio di Chalki, un paese gioiello, è assolutamente da vedere. Qui si trova una centenaria distilleria della famiglia Vallindras che ancora oggi produce un liquore a base di cedro, il Kitron.
Affascinante è anche il villaggio di Apiranthos con i suoi edifici neoclassici, le piazzette lastricati e i pittoreschi vicoli ciechi e la caratteristica fortezza (XVII sec.).

Ma il simbolo di Naxos, come ho anticipato, è La Portara del Tempio Ekatompedo.
La ciclopica porta di marmo locale è quello che resta di un tempio ionico che il tiranno Ligdami voleva costruire sul promontorio della Palatia nel VI sec. a. C. per dare più lustro alla città che governava. Doveva essere il più grande della Grecia. Un progetto che non terminò mai perché interrotto da una sanguinosa guerra tra Naxos e Samos. Molti marmi furono depredati tranne il portale (alto 6 e largo 3,5 metri) troppo pesante per essere trasportato. Ognuno dei quattro blocchi di marmo, infatti, misura 6 metri di lunghezza e pesa 20 tonnellate.  Per la loro collocazione furono usate leve e scale speciali. Della struttura del Tempio rimane la base ottagonale. Ancora oggi, però, non si sa se sia dedicato ad Apollo, per il fatto che sia orientato verso il Tempio di Apollo di Delo o a Dioniso, Dio Bacco che, secondo la mitologia greca, nasce proprio a Naxos. Sempre secondo la mitologia è lui a prendersi cura di Arianna abbandonata sull’isola da Teseo. Il culto di Apollo venne importato direttamente dall’antica Grecia a Roma. Ragion per cui non esiste un corrispettivo romano del nome greco. Apollo viene identificato soprattutto come il Dio del Sole, ma riconosciuto anche come il Dio della medicina, della musica e delle profezie. Il Tempio di Palatìa, dall’omonimo promontorio su cui sorge, divenne, in seguito, una basilica cristiana nel V e VI sec. d.C. All’epoca dei Franchi molti blocchi furono usati per costruire il castello e la sua distruzione continuò anche nel periodo turco.


                                                                         

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