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STORIA DEL GRAN CAFFE’ GAMBRINUS di Stefania Giacomini
Date: 23/07/2019
COSTUME E SOCIETA'
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STORIA DEL GRAN CAFFE’ GAMBRINUS di Stefania Giacomini

IL CAFFE SHAKERATO  VERSIONE MODERNA DELLA ‘A TAZZULELLA E CAFFE’
GOODINITALYWEBTV PER L’ESTATE PROPONE LE VARIE FORMULE CHE IL GRAN CAFFE GAMBRINUS HA SPERIMENTATO  PER I VARI GUSTI DEI CLIENTI
Il Gambrinus: il più importante Caffè di Napoli. è punto di riferimento culturale tra i più importanti  della  città.

Membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, salotto letterario partenopeo, celebre galleria d’arte, animatore della cultura cittadina, questi in breve i tratti d’eccellenza del Caffè che dal 1860 è tra i locali più celebri d’Italia. La storia del Gran Caffè Gambrinus inizia con l’Unità di Italia quando, nel 1860, al piano terra del palazzo della Foresteria, l’elegante edificio del 1816 che oggi ospita la sede della Prefettura, viene aperto il “Gran Caffè”. Affacciato direttamente su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, il Caffè diventa in breve tempo il salotto del bel mondo cittadino. La fama dovuta all’opera dei migliori pasticceri, gelatai e baristi provenienti da tutta Europa procura subito al Caffè la benevolenza della famiglia reale e il riconoscimento per decreto di “Fornitore della Real Casa”,
Nel 1885 il Gran Caffè sembra essere sul punto di chiudere, ma di lì a poco le sue sale sarebbero state aperte ai napoletani e ai viaggiatori in una nuova più grande magnificenza. Nel 1890, infatti, Mariano Vacca, frequentatore di artisti e attori, prende in fitto i locali della Foresteria e ne affida la ristrutturazione all’architetto Antonio Curri, docente di Architettura, nonché Ornato nella Real Università di Napoli . Grazie alla perizia di più di quaranta tra artigiani e artisti, il Caffè diventa uno scrigno prezioso di opere d’arte . con i marmi di Jenny e Fiore, gli stucchi del Bocchetta, i bassorilievi del Cepparulo e le tappezzerie del Porcelli; le pareti decorate dai più importanti paesaggisti napoletani.
Il Caffè diventa galleria d’arte nel cuore nobile di Napoli e viene valorizzata dall’illuminazione elettrica. Il Caffè viene ribattezzato “Gran Caffè Gambrinus”, in nome del leggendario re delle Fiandre inventore della birra. L’intenzione è quella di fondere nell’immaginario le due più famose bevande d’Europa: la birra, nordica, bionda e fredda, e il caffè, scuro, bollente, piacere tipicamente napoletano.
Inaugurato il 3 novembre 1890, il Gran Caffè Gambrinus diventa da subito il cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città: re, regine, politici, giornalisti, letterati e artisti di fama internazionale ne fanno il luogo d’incontro , come nella migliore tradizione europea del caffè letterario.
Lo storico locale, nato nel periodo della Belle Epoqué; conta tra gli ospiti più illustri l’imperatrice d’Austria Sissi, che degusta l’ ottimo gelato alla violetta, Gabriele D’Annunzio scrive al Gambrinus i versi della celebre canzone “A’vucchella”,Matilde Serao fonda il quotidiano “Il Mattino” seduta proprio ai tavolini del caffè, Benedetto Croce fa di Napoli la sua seconda città, lo scrittore irlandese Oscar Wilde si reca nella città partenopea con Lord Alfred Douglas dopo i tristi giorni di prigionia, il filosofo francese Jean-Paul Sartre scrive i pensieri su Napoli ai tavolini del Gambrinus “davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto”, Ernest Hemingway e tantissimi altri.
Sull’onda francese anche a Napoli verso la fine dell’Ottocento arrivò il Cafè Chantant o detto anche Caffè Concerto. Insieme al Salone Margherita, il Gambrinus fu uno dei ritrovi più frequentati dalla nobiltà napoletana. Con il passare del tempo, nella versione napoletana del Cafè Chantant si andò a delineare e a definire la figura della “sciantosa”, personaggio principale del concerto (il termine deriva da una storpiatura della lingua napoletana della parola francese chanteuse che letteralmente significa “cantante”).
Il Gran Caffè Gambrinus prospera fino al 1938 quando il prefetto Marziale ne ordina la chiusura perché considerato luogo antifascista e da quel giorno i locali sono ceduti in parte al Banco di Napoli imboccando la strada della decadenza.
Agli inizi degli anni ’70 Michele Sergio inizia a recuperare i locali del Caffè situato nel cuore di Napoli. Grazie al lavoro di restauro degli antichi stucchi e di recupero dei pregevoli affreschi, il Gran Caffè Gambrinus rinasce a nuovo splendore.
E così Napoli si riappropria della sua storia. Riportato ai suoi antichi fasti, il Gran Caffè Gambrinus torna ad essere il cuore pulsante e il salotto elegante della città. Oggi, il lavoro di valorizzazione iniziato da Michele Sergio è portato avanti dai figli Arturo e Antonio Sergio che fanno ancora grande lo storico caffè letterario della città di Napoli.


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