ADDIO PIETRO GRANDE FOTOGRAFO DEL CINEMA ITALIANO di Daniela d'Isa
Date: 14/06/2019
SPETTACOLO
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ADDIO PIETRO GRANDE FOTOGRAFO DEL CINEMA ITALIANO di Daniela d'Isa
Uno dei suoi ultimi scatti, Lina Wertmuller omaggiata a Cannes da Giancarlo Giannini e Leonardo Di Caprio, ha fatto il giro del mondo. Con il suo passo lento e il peso delle sue macchine, Pietro arrivava dappertutto nel momento giusto e coglieva l’attimo, come solo i grandi fotografi sanno fare.
Pietro Coccia non c’è più. È morto nella sua casa del quartiere Coppedè a Roma forse ucciso dal diabete che lo affiggeva da qualche tempo, ma di cui si curava poco. Aveva 56 anni, ma la sua mole e il suo sguardo da bambino crucciato lo facevano sembrare più giovane. Innamorato della fotografia fin da bambino accompagnava da sempre il grande cinema italiano in tutti gli appuntamenti anche internazionali. In questi giorni sarebbe stato a New York e poi in Cina. Lo incontravi a Venezia, a Cannes, a Berlino o alla Festa del Cinema di Roma e lui, che raccontava per immagini i grandi, senza che tu lo chiedessi ti regalava uno scatto e poi lo inviava e ti ritrovavi nel computer una foto bellissima di un grande fotografo. Lo faceva con tutti, noti o no.
E al suo funerale sono arrivati questi tutti, e piangevano: Claudia Gerini, Valeria Golino, Walter Veltroni, Beppe Fiorello, Pietro Abete, Paolo Genovese, Giampaolo Letta, Pupi Avati, Madalina Ghenea. Faceva tenerezza nella mattina di giugno caldissima l’ultranovantenne Fulvio Lucisano in piedi di fronte al giovane reporter scomparso. Favino ha affidato ai social il suo dolore (“è sempre una grande emozione quando devi presentare un film, poi sentivo la sua voce chiamarmi “Pierfrancesco!” e passava lo spavento”). Carlo Verdone in Puglia per il suo ultimo film si è rammaricato di non essere a Roma e lo ha pianto come un fratello. E poi produttori, registi, uffici stampa. Commoventi e sentiti i ricordi pronunciati per lui. Più d’uno ha rammentato la “straripante fragilità” di gigante buono di Pietro. E quell’immagine dei suoi colleghi che hanno elevato le macchine al cielo in un ultimo saluto...