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GERUSALEMME NEL CUORE DELLA FEDE
di Loredana Gelli
Date: 02/03/2019
CULTURA | SPETTACOLO
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GERUSALEMME NEL CUORE DELLA FEDE di Loredana Gelli

La storia di Gerusalemme è quella di una città prescelta, desiderata, contesa da popoli e culture.
E’ considerata la Città Santa per le più importanti religioni monoteiste: ebraismo, islam e cristianesimo. Una città estremamente affascinante anche con le sue contraddizioni, purtroppo solcata da fessure sociali, ideologiche ed etniche.
Lo Stato d’Israele è stato proclamato da  David Ben Gurion il 14 maggio del 1948 ma  sopravvivono la questione dell’indipendenza della Cisgiordania, le tensioni tra Israele e Iran, antiche e nuove contese.
Nel Medioevo Gerusalemme era considerata il centro del mondo, come raffigurato in certe cartografie e come immaginato da Dante. Si pensava che qui fosse sepolto Adamo, il primo uomo. Sulla sua tomba, in cima al Golgota, fu crocefisso il secondo Adamo, il redentore del mondo, Cristo Gesù.
Gerusalemme confina a nord con la città palestinese di Ramallah, nella Cisgiordania. Ramallah si trova a circa 18 km da Gerusalemme e, in pratica, funge da capitale dello Stato di Palestina anche se gli arabi palestinesi considerano capitale al-Quds cioè Gerusalemme “La Santa”. A sud c’è Betlemme. Muniti di passaporto, si arriva a Betlemme in circa venti minuti dopo aver percorso appena 9 km da Gerusalemme e dopo aver superato il confine israelo-palestinese e quella che gli israeliani chiamano “chiusura di sicurezza israeliana”  e i palestinesi  “muro di separazione razziale”.
Il sito più visitato di Betlemme è la Basilica della Natività. Il punto esatto dove il Cristo nacque è suggellato da una stella d’argento all’interno della cripta sulla quale, ogni giorno, dopo file interminabili, migliaia di pellegrini si prostrano in segno di fede e rispetto. Nella Basilica si entra solo da uno stretto passaggio, la porta dell’Umiltà. Realizzata forse per non consentire l’ingresso ai cavalli, ricorda ai pellegrini rispetto e devozione.
L’interno della Basilica, in stile romanico, patrimonio mondiale Unesco (53,90 metri di lunghezza per 26,20 di larghezza), è caratterizzato da cinque navate articolate in colonne che in origine erano totalmente dipinte e da splendidi mosaici che, un tempo, ricoprivano tutte le pareti. Su di essi si racconta la storia della fede cristiana che ha avuto inizio da Abramo e da Betlemme, patria di Davide e di Gesù.
Il simbolo di Gerusalemme è la porta di Damasco che gli ebrei chiamano Shaar Shkhem (porta di Shkhem), città biblica.
Attraversando la porta di Damasco si entra nella Città Vecchia, patrimonio dell’umanità. Un luogo fatto di suoni, colori, odori, modi di parlare e d’indossare gli indumenti tradizionali dove gli uomini si mescolano e s’ignorano, in un coacervo di vissuti moderni e antichi in cerca di un non facile equilibrio. Gerusalemme è suddivisa in quattro quartieri: musulmano, ebraico, cristiano e armeno. Qui vivono 500.000 ebrei, 280.000 musulmani e 15.000 cristiani di cui 500 armeni. La comunità armena è la più piccola e si è sviluppata attorno alla Cattedrale di San Giacomo, patriarcato armeno e diocesi dal VII secolo.
Risalgono a oltre 3000 anni fa le origini della Città Vecchia di Gerusalemme anche se le mura che la circondano sono del XVI secolo e il suo impianto è prevalentemente bizantino.
Il punto più suggestivo è la Porta Aurea o porta del Messia, risalente al tempo degli Omayyadi. Questo era uno degli ingressi principali al tempo di Erode. Secondo la tradizione ebraica il futuro Messia entrerà da questa porta. E’ questo il motivo per cui è stata murata nel XVI  secolo dai musulmani creando uno squarcio profondo nel cuore del popolo ebreo.

I luoghi della fede cristiana e il Santo Sepolcro.
Il Monte degli Ulivi e il Monte Sion (luogo dell’ultima cena di Gesu’), si trovano rispettivamente ad est e a sud della Città Vecchia, mentre la moderna city si estende a nord e a ovest. Il monte Sion è venerato in egual misura da ebrei, musulmani e cristiani.
Il Monte degli Ulivi ci riporta agli ultimi giorni di Gesù Cristo. Da qui si domina la Valle di  Cedron o di Giosafat (re di Giudea nel IX secolo a.C.), costellata di tombe cristiane, ebree e musulmane (alcune risalenti al II e I secolo a.C) perché proprio da qui, come è scritto nel libro del profeta Gioele (Antico Testamento), i defunti risusciteranno nel giorno del Giudizio. Nella parte meridionale della valle, proprio 3000 anni fa, sorsero i primi edifici della città di Davide, poi Gerusalemme, i cui resti si ammirano camminando sulle mura panoramiche e sui bastioni (prima metà del XVI sec.), passando sulle principali porte della città. Una di queste, la Porta di Sion (prende il nome dall’omonimo monte), mostra chiaramente i fori lasciati dai proiettili durante la guerra dei Sei Giorni (1967). Sul Monte degli Ulivi si può visitare la Tomba della Vergine costruita dai crociati e la Chiesa del Pater Noster che si ritiene edificata sul luogo dove Cristo insegnava ai discepoli il Padre Nostro. La preghiera, tradotta in più di sessanta lingue, è scritta in suggestivi pannelli maiolicati lungo tutte le mura del chiostro del XIX secolo.
Dalla cappella del Domus Flevit (letteralmente “Il Signore pianse”) si ammira la splendente Cupola della Roccia che appare dalla finestra dell’altare. Proprio qui si pensa che Gesù abbia pianto per il futuro di Gerusalemme. Edificata sopra una precedente cappella del VII secolo, la Domus Flevit fu progettata a forma di lacrima e costruita nel 1955 da Antonio Barluzzi, noto architetto italiano.
Sempre vicino al Monte degli Ulivi, nell’Orto di Getsemani, dove Gesù secondo gli apostoli pregò prima di essere arrestato, si trova la Basilica dell’Agonia dove è conservata una grossa roccia circondata da una corona di spine in ferro battuto. La Basilica dell’Agonia è conosciuta anche con il nome di “Chiesa delle Nazioni” perché ricostruita nel 1924 con il contributo di 12 nazioni. All’esterno i mosaici dorati raccontano i momenti dell’agonia di Cristo.
A pochi passi dalla Porta di Sion,  si trova la Chiesa neoromantica della Dormizione (nella tradizione cristiana,  il Sonno Eterno in cui cadde la Vergine Maria dopo la morte di Cristo). La caratterizza una grande cupola e quattro torri piccole. La chiesa benedettina, costruita nel XX secolo, fu usata dai soldati israeliani nel 1948 e nel 1967. All’interno vi sono immagini della Vergine dormiente e  delle donne dell’Antico Testamento, tra le quali Eva.
Il Cenacolo, una sala pressoché vuota con dei meravigliosi archi gotici, invece, è il luogo dove la tradizione ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli. Nel piano terra del Cenacolo si trova la tomba di Davide, uno dei luoghi più venerati dagli ebrei che, quando il muro del pianto era sotto il controllo giordano (1948-1967), venivano a pregare qui dove oggi resta una sinagoga con gli ingressi separati per uomini e donne. Davide è molto importante per le tre religioni monoteiste: nell’ebraismo da lui discenderà il Messia, per i cristiani Giuseppe, padre putativo di Gesù mentre l’islam considera Davide un profeta.
Il luogo più sacro per i cristiani è il Santo Sepolcro (retto dal Patriarcato ortodosso), circondato da ostelli e chiese, cuore del quartiere cristiano. In questo luogo tutto celebra la crocifissione e la sepoltura di Gesù. E’ un edificio molto complesso, ricco di simboli. Alcune sezioni sono tutt’ora oggetto di restauro ma in buona parte sono state ricostruite le aree che furono gravemente danneggiate dall’incendio del 1808 e dal terremoto del 1927. La prima basilica fu eretta da Costantino tra il 326 e il 335 su suggerimento della madre, Sant’Elena.  
La “Pietra dell’Unzione” si ritiene sia il luogo dove il corpo di Gesù fu unto e avvolto nel sudario, subito dopo la sua morte. Quella venerata oggi da migliaia di fedeli, risale al 1810.  Dello stesso periodo è l’edicola che custodisce, sotto una lastra di marmo, la roccia dove si crede sia stato adagiato il corpo di Gesù. File interminabili di credenti aspettano ore per pregare con il viso chinato su quel marmo. I pellegrini che indugiano troppo sono prontamente sollecitati con dei sonori “ jalla! Jalla!” (presto!) che un prete ortodosso, dalla lunga barba bianca, pronuncia con energia.
Dietro l’altare greco-ortodossa si trova anche lo sperone di roccia venerato come il Golgota, il luogo della Crocifissione.
La Via Dolorosa, che inizia dalla Porta dei Leoni, così chiamata per i due leoni scolpiti ai lati, è la strada che Cristo percorse con la Croce sulle spalle in cammino verso la crocifissione. Si trova vicino al quartiere musulmano, pieno di negozi, oggetti di artigianato dove gli scorci, un po’ malandati, mostrano quello che resta del periodo medievale dei Mamelucchi (1250-1516). E’ contrassegnata dalle 14 stazioni del Calvario di Cristo che si snodano tra le bancarelle del suk fino al Santo Sepolcro. Alcune fonti affermano che questo sia proprio lo stesso percorso che fece Cristo al tempo di Ponzio Pilato.

I simboli dell’Islam: La Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa.
La strada più caratteristica del quartiere arabo è il mercato della Città Vecchia. Non ci sono finestre ed è poco illuminato ma è disseminato da più di cinquanta negozi e fontane di acqua potabile. La costruzione di quest’area iniziò al tempo dei crociati e completata dagli emiri mamelucchi nel XIV secolo. Il luogo più importante per l’Islam è la Spianata delle Moschee o Haram esh-Sharif (Recinto del Nobile Santuario) nella parte sud-est della Città Vecchia. Era qui che, secondo la tradizione, sorgeva l’altare di Davide su cui Salomone edificò il Tempio. Divenne un santuario islamico nel 691 d.C. quando fu costruita la splendida Cupola della Roccia, terzo luogo più sacro per la religione islamica dopo la Mecca, città natale di Maometto e Medina. La Moschea più grande è quella di Al-Aqsa, costruita nell’VIII secolo, sempre all’interno dell’Haram esh-Sharif. Gerusalemme, infatti, seppur mai citata nel Corano, è legata alla tradizione dell’Islam per un particolare episodio mistico, quello del viaggio notturno del suo fondatore, il profeta Maometto, che durante una notte venne portato miracolosamente dalla Mecca a Gerusalemme (proprio nel luogo dove oggi si trova la Cupola grigia di Al-Aqsa). Da qui ascese al cielo fino alla presenza di Allah, facendo poi ritorno alla Mecca la mattina successiva.
I non musulmani possono accedere alla Spianata da un solo ingresso e ammirare dall’esterno le moschee.

Il Muro del Pianto, il Grande Tempio degli ebrei.
Passando attraverso la Porta dei Magrebini o “Dush Gate” Porta delle Immondizie (un tempo portava a una discarica al di fuori delle mura), si entra nel quartiere ebraico. Si sviluppa a ridosso delle stesse mura erette da Erode il Grande (37-34 a.C.) attorno a una collina a sostegno dell’attuale Spianata delle Moschee. Il quartiere ha una pianta non simmetrica e gli edifici sono costruiti, rigorosamente, con la pietra locale in stile mediorientale e moderno.
Solo quando fu liberato dalla successiva occupazione giordana nel 1967, questo quadrante della città cominciò a rifiorire. Durante i lavori di ricostruzione vennero alla luce molte rovine che oggi si possono ammirare nel parco archeologico, circa 3000 anni di storia. Negozietti, caffè e quattro sinagoghe risalenti in buona parte al XVII secolo, riccamente decorate, caratterizzano le tranquille vie del quartiere, sempre invase dai turisti che si ritrovano soprattutto nel cuore vitale Hurva Square. Dove oggi ammiriamo i circa 200 metri della strada bizantina del Cardo Maximus pulsava l’arteria principale di Gerusalemme. La sua presenza si ritrova anche nella famosa carta di Madaba, la prima mappa della Città Santa custodita nella Chiesa di San Giorgio (o Chiesa della Mappa) in Giordania.
La parte occidentale del muro, quella che conosciamo come il Muro del Pianto, è l’unica rimasta del Secondo Tempio. Quando Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, lo distrusse il 29 agosto del 70 d.C., gli ebrei venivano qui per piangere la perdita del Sacro Tempio.
Il Primo Tempio fu costruito da Salomone secondo le fonti rabbiniche della Torah Orale ( 967 - 960 a.C. circa). Fu distrutto 410 anni dopo e, subito dopo l’esilio babilonese, quando il re dei Persiani Ciro (539 a.C.) permise agli ebrei di ritornare ai loro luoghi di origine, venne ricostruito dai giudei prendendo il nome di Secondo Tempio.
Il Terzo Tempio, nel credo ebraico, sarà realizzato dal futuro Messia.
Il Muro del Pianto è un luogo permanente di preghiera, una sinagoga a cielo aperto dove le donne entrano a destra e gli uomini a sinistra.
Ci sono ebrei che si recano al Muro del Pianto ogni giorno per scrivere le loro preghiere su piccoli fogli di carta che infilano tra le fessure delle pietre affinché vengano esaudite. Anche Papa Wojtyla, durante un suo viaggio, incuneò tra le pietre del muro la famosa “Preghiera del Pentimento” per gli episodi di antisemitismo perpetrati in passato dalla chiesa.
Il fatto che uomini e donne debbano pregare in sezioni separate non è accettata da tutti. Per questo, nella Western Wall Plaza, si verificano spesso contrasti tra gli ebrei ortodossi che, per esempio, vietano alle donne di cantare i testi sacri e i cosiddetti “riformati” che si oppongono a tale limite e chiedono al governo israeliano un settore “pluralista” che contempli uomini e donne e uguaglianza assoluta in tutti i settori della vita ebraica. Il rapporto con gli ebrei ortodossi è spesso teso. Gli haredim, per esempio, possono beneficiare di esenzioni generalizzate per il fatto che a loro è riservato lo studio della legge e della religione ebraica che osservano scrupolosamente in ogni aspetto della vita quotidiana. Si considerano “puri” proprio per la rigorosa osservanza dei 613 precetti contenuti nei libri della Torah che, secondo la tradizione rabbinica fu proprio Dio a consegnare al profeta Mosè sul Monte Sinai e presso il Tabernacolo (ovvero la tenda nella quale veniva custodiva la presenza divina dall’esodo dall’Egitto fino alla conquista della terra di Canaan). Il 12 settembre 2017, però, la Corte Suprema ha annullato questo privilegio consentendo un lasso di tempo al governo per adeguarsi. Saranno decisive, al riguardo, le prossime elezioni parlamentari che decideranno sul futuro del governo oggi sotto la guida di Benjamin Netanyahu.


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