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FARE LO CHEF SOGNO DIVENTA REALTA' di Stefania Giacomini
Date: 02/03/2019
SPETTACOLO
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FARE LO CHEF SOGNO DIVENTA REALTA' di Stefania Giacomini

Arriva da un piccolo paese abruzzese di appena 70 abitanti, Casanova di Cortino, Emmanuel Minosse, lo chef ventenne che sta facendo parlare di sé a Lisbona in Portogallo. L'Abruzzo non è solo terra di poeti e autori teatrali!
Il suo paese d’origine dove è cresciuto e dove tutt’ora vive la sua famiglia è "Un paese nell’entroterra. oasi di pace, racchiuso nei monti della laga - dice Emmanuel

- dove mi reco quando voglio staccare un pò la spina e in tranquillità pensare a nuovi piatti e progetti".
Ho conosciuto questo giovane gustando i suoi piatti ad una colazione in ambasciata italiana a Lisbona. Le sue reinterpretazioni di pietanze tradizionali con un tocco di delicata sperimentazione hanno lasciato incuriositi i commensali.

Ma dove si è formato Emmanuel?
"Ho frequentato l’istituto Alberghiero di Villa Santa Maria (entroterra Chietino) IPSSAR G. Marchitelli, patria dei cuochi sparsi nel mondo dove vi è anche il santo protettore San Francesco Caracciolo. Sono stato convittore per 5 anni e tornavo a casa solo due volte la settimana".
     Sin da bambino il suo sogno era quello di fare il cuoco:" Dicevo sempre- ricorda- di voler andare nell’istituto Giovanni Marchitelli riferendomi ad un mio compaesano già studente di quella scuola. Nonostante i sacrifici tutt’ora non mi pento e mai mi pentirò di questa scelta".
     Il giovane chef è convinto che è un mestiere che permette di crearsi una propria identità, cercando tutti i giorni di imparare sempre di più. E aggiunge.
"Devo ringraziare la mia famiglia: mio papà Vincenzo, mia madre Tiziana e mio fratello Marino che non mi hanno mai lasciato solo e, soprattutto, hanno fatto in modo che io potessi realizzare i miei sogni, affrontando anche loro dei sacrifici".
Quale piatto ha inventato e di cui va molto orgoglioso?
"Risotto al gin tonic con estrazione di pepe rosa e polpa di scampi! Un piatto che mi ha dato un bel da fare, e tutt’ora me ne dà. Il lavoro maggiore sta nel regolare bene i livelli di acidità e contrasto tra gli elementi, affinché non disturbi ma anzi aggradi il palato del commensale".
I primi piatti, la panificazione e la pasticceria lo appassionano, in quanto, a parer suo, c’è più libertà di espressione.
Ed anche il nuovo incarico all'Ambasciata Italiana a Lisbona è un'altra bella occasione:
"Sto vivendo bene questa esperienza. Ho solo 21 anni e ho accettato questa sfida, perché posso solo crescere e responsabilizzarmi. Poi con sua eccellenza l'ambasciatore Uberto Vanni d'Archirafi e sua moglie Roberta, cosi gentili, non si può che dare il meglio di sé. Io li considero i commensali d’eccellenza. Noi concordiamo ogni menù insieme e devo ringraziarli perche mi permettono di proporre nuove idee e di comporre piatti semplici ma buoni. Tutto ciò rispettando i loro gusti" . Il suo augurio a suoi colleghi è di aver datori di lavoro come loro "in quanto -sono pieni di curiosità - aggiunge- e ogni giorno disponibili alle mie novità".
La cucina italiana è una eccellenza nel mondo?
"Senza nulla togliere alle tradizioni culinarie degli altri paesi, ma la nostra e' unica al mondo, in quanto da nord a sud ogni paese, ogni regione ha le proprie tradizioni, costituite da una cucina semplice e genuina, che noi chef cerchiamo di valorizzare ".
Lavorare duro e non scoraggiarsi mai. Nemmeno davanti alle difficoltà maggiori perché prima o poi si vedranno i risultati. E' il consiglio che dà Emmnaul Minosse a giovani che desiderano intraprendere il suo percorso:
"È una professione bella di cui potersi innamorare ogni giorno di più senza mai stancarsi. L’importante è restare umili ed andare avanti per la propria strada".
Per diventare chef, per questo giovane non bisogna avere caratteristiche specifiche "L’unica cosa che mi sento di dire è che un buon 'capo team' deve rispettare sempre l'equipe e valorizzarlo, motivarlo affinché diventi una famiglia".
Non ci si può improvvisare cuochi. Ci tiene a precisare Emmanuel. Non a caso ci sono istituti alberghieri e corsi professionali del settore che ogni anno diplomano nuove identità con competenze necessarie per la cottura, la preparazione dei piatti. "Il cuoco è un componente della brigata, lo chef è colui che ne è alla guida. Diciamo che lo Chef - spiega Emmanuel - è colui che studia i piatti, i menù, contatta i fornitori, calcola il 'costo' del piatto, è il direttore d’orchestra di un ristorante.  Il grado più elevato nell'equipe è 'l’executive chef' seguito subito dopo da 'l’head chef' cioè il suo vice". Attualmente il giovane riveste il ruolo di Executive Chef ma ciò è stato possibile solo affrontando una gavetta in cucina da cuoco cercando ogni giorno di migliorare per salire di livello.
"Una persona a cui devo la mia attuale formazione è il mio professore di Enogastronomia Vincenzo de Laurentiis che mi ha fatto amare questo mestiere sempre di più. Com’è stato possibile questo? Perché ogni lezione ci metteva davanti nuove realtà ma, soprattutto, era lui il primo ad essere appassionato del mestiere e ad essere curioso sulle innovazioni della cucina che studiava per trasmetterle a noi studenti. Grazie Prof di avermi reso tale".

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